17.10.13

ROMERO'S



IN ONE MINUTE



DUE PAROLE:
GRAZIE, ROMERO.










































ILLUSTRAZIONE  PANTONE426C





Mettiamo subito le cose in chiaro. Gli zombi per me sono quelli di Romero. Punto. Sono i living dead, poi solo dead. Sono lenti, per vincere il rigor mortis come nella più fedele delle tradizioni caraibiche. Questo non impedisce i colpi di scena e obbliga a dilatare alcuni tempi che oggi invece vengono tipicamente risolti col montaggio frenetico. Sono affamati. Guidati da un obiettivo che hanno necessità di raggiungere, ma senza consapevolezza del proprio stato, per cui hanno quell’aria sempre un pochino triste e spaesata. Sono contagiosi. C’è stata una qualche forma di epidemia e adesso sono in giro. Se ti mangiano sei andato, se ti affondano i denti nella carne e riesci a svignartela parte un processo, lento e straziante o brusco e crudo, che ti condanna alla morte eroica o a vivere di nuovo, da morto, come una minaccia per chi hai intorno. La scelta è tua e degli improbabili giudici che hai davanti, compagni di sopravvivenza che non ti sei quasi mai scelto. Spesso è gente col pelo sullo stomaco, che non va troppo per il sottile. Meraviglioso. C’è tutto un traboccare di sentimenti prima che tiri le cuoia. I morti viventi di Romero sono strenuamente impegnati a farci riflettere su quanto facciamo schifo. E lo fanno lentamente. Ora, veniamo un attimo a questa epidemia in Russia. Dopo i meteoriti, ecco i piccioni zombi. Che anni intensi, questi, vero? I piccioni zombi. Che poi non è che risorgono, quindi non sono living dead, giusto? Non tornano dall’aldilà. Semplicemente sono vittima di una epidemia che li fa agonizzare prima di schiattare. Si agitano, zampettano, girano il collo a scatti, vanno a sbattere dappertutto, gente compresa. In pratica non cambia un cazzo rispetto al normale, solo che invece di farsi sbranare dai gabbiani crudeli ci restano secchi da soli. La compassione dei pragmatici amici russi, inutile a dirsi, è pari a zero. Non gliene frega nulla. Non sono come la tizia del terrazzo di fronte che li fa entrare nel salotto - i piccioni, non i russi - e gli allunga pure qualche schifezza da mangiare infestando tutta la strada di volatili. No. Gli amici russi fissano i cronisti con occhi di ghiaccio e si compiacciono della moria, ancora una volta a conferma che i piccioni morti mutano in carcasse sul selciato e non uccelli zombi. Dunque, la notizia tanto promettente è una fottuta delusione. Ma ci fa pensare ai morti viventi di Romero. Negli anni sono successe tante cose agli zombi. In chilometri di pellicola, sono diventati sempre un pochino più svegli, hanno imparato a provare qualche oscura, flebile scintilla di sentimento, si sono insomma umanizzati sempre un pochino di più, per scimmiottarci meglio o perchè le idee erano finite. A quanto pare, poi, stanno attenti all’estetica e al corpo. Ad esempio, oggi vanno di moda quelli che corrono. Qui la metafora del maniaco del fitness non regge e viene da pensare alla crisi dell’industria cinematografica. Ma non solo. Qualcuno si è inventato gli zombi animali. I morti viventi animali. Suona proprio male. Romero non ce li ha mai messi, in nessun film. Cosa vogliono dirci queste bestie che ritornano dall’aldilà come speravamo facessero i piccioni russi? La risposta è ovvia. Non vogliono dire assolutamente un cazzo. Sono porno. Sono super porno. PORNO. Tag PORNO. Etichetta PORNO. Animali morti viventi porno, porno con animali. Creano un po’ di suspense? Nemmeno. NOOOOO, guarda come è morto quello! Il cane zombi, lo squalo zombi, ahahah. Non posso crederci. Ecco a cosa servono. Romero non ce li ha mai messi, nei suoi film. Ecco, finito.

2 commenti:

  1. FINALMENTE, cazzo!

    "la notizia tanto promettente è una fottuta delusione", ci si potrebbe perfino fare un blog con questo concept.

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  2. HAI RAGIONE, ROSSO.
    PER ORA FACCIAMO A MENO DEL NOME, MA CONTINUA A LEGGERE LA ROBA DA UN MINUTO E NE TROVERAI A PALATE.
    SPERO FOTTUTAMENTE DI NON DELUDERTI.

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