24.12.13

CANI MORTI PIENI DI COCAINA






DUE PAROLE:
GRAN BRUTTA FACCENDA. MI PIACCIONO I TITOLI ESPLICATIVI. TIPO IL FU MATTIA PASCAL. CI HO MESSO DEGLI ANNI PER CAPIRE CHE ERA ESPLICATIVO.



































ILLUSTRAZIONE FEDERICO SFASCIA




Viene fuori che questi trafficanti imbottiscono i cani di droga, varcano il confine e poi li sbudellano.
Cioè, non è che gli fanno cacare gli ovuli come ai cristiani, no, li sbudellano. Maledetti. Ecco, allora mi chiedo come hanno fatto a beccarli, e cosi, parlando col mio amico, ci viene in mente che sotto casa di uno di questi tizi c’è una montagna di cani morti, tipo un mega cumulo nel cortile sul retro fino al primo piano. Che roba è quella, ragazzo? Il mio cumulo di cani morti. E’ una performance. E’ orribile, si sente il puzzo da in fondo alla strada. Chiamo la polizia e lo vedi! Fatti i cazzi tuoi, vuoi vedere se avvio il cumulo dei vecchi impiccioni! Te l’immagini? Arrivano gli sbirri davanti casa, fanno irruzione e parte un bel dolly a salire. Il cumulo di cani sul retro, con le auto della polizia, i lampeggianti accesi e la musica dei titoli di coda. Ora, tutta la storia dell’innocenza delle bestie lasciamola perdere, ma è veramente abominevole. Maledetti.

17.12.13

GRAPHIC NOVEL 1


DUE PAROLE:
MOLTO PIU' AUTOBIOGRAFICO DI QUANTO CI SI POTREBBE ASPETTARE, E' VENUTO FUORI DI CORSA, IMMAGINATO COME GRAPHIC NOVEL.























ILLUSTRAZIONE LUCA SALCE



Tramonto. M entra in casa con i sacchetti di carta della spesa. Esce sul terrazzo e apre una scatola di cibo per gatti. Ciotola, fusa. Il terrazzo è pieno di nastri argentati e lanterne cinesi che ondeggiano al vento. Piccioni che tubano. M li scaccia e guarda il gatto allargando le braccia. Il gatto si lecca.
Crepuscolo. Skyline. Un'automobile corre in mezzo ai grattacieli. I tetti dei grattacieli, visti dall'alto. L'auto, molti metri più in basso, continua a correre. Comincia a piovere. Le gocce che battono sul tetto e sul parabrezza, lunghe sotto le luci dei lampioni. Tergicristalli, le gocce nelle pozzanghere, le ruote che alzano l'acqua.
Notte. La pioggia batte su ampie vetrate. Un uomo sui settanta osserva l'esterno. Indossa camicia, cravatta e una vestaglia.
Notte. L'auto che esce dalla città, illuminata sullo sfondo. Piove, i fari bagnano la strada, le curve, gli alberi. Vista dall'alto, l'auto sorpassa un bivio, si ferma bruscamente. Una lepre è ferma in mezzo alla strada, gli occhi sbarrati illuminati dai fari. Saltella a destra e a sinistra. L'auto riparte, entra in una piccola strada laterale in retromarcia, si spengono i fari.
Attraverso le vetrate bagnate dalla pioggia, alle spalle dell'uomo in vestaglia appare un maggiordomo. Cenno di assenso. Il maggiordomo sparisce.
Sportello aperto, sneakers anni ‘90 nel fango. Pioggia che batte sul cappuccio. Una borsa viene presa dal bagagliaio. M si avvia in mezzo agli alberi.
L'uomo con la vestaglia è seduto in poltrona, all'interno di un enorme salone. Le vetrate che conosciamo. Il maggiordomo porge una tazza di tè. Il cranio dell'uomo con la vestaglia esplode in mille pezzi. Il volto terrorizzato del maggiordomo, la tazza che cade. Un nuovo proiettile nel caricatore, il bossolo che salta, la villa con le vetrate e il giardino e il cancello, vista leggermente dall'alto, da lontano. Il secondo proiettile che fora il vetro, che entra nella testa del maggiordomo, la tazza che finisce di cadere e si frantuma su un tappeto.
Il fucile nella borsa. M sotto la pioggia con una reflex. Click.
Fari accesi, rombo del motore e ruote che pattinano sul fango. Lunghe accelerate sui rettilinei, cambio marcia e sneakers, contagiri, alba, skyline e fine della pioggia.
Grattacieli visti dall'alto, tetti e auto che si ferma. Il tetto di un grattacielo in quinta. M esce dall’auto ed entra nel palazzo. Passano degli uccelli in volo. Tutto ancora visto dall’alto. M appare sul tetto, il sole che sorge, le nuvole che si diradano, uccelli che volano. M di spalle in mezzo alle lanterne cinesi e ai lustrini argentati.
M chiude gli occhi. Buio. L’auto sfonda il buio come se fosse un pannello di cartone. M è al volante, una lepre gigante alle calcagna, spalanca le fauci, sneaker sul freno, guard rail sfondato e auto in una tazza di tè gigantesca. M è intrappolato e sprofonda nell'abisso, piccolo punto che svanisce nel buio.
Giorno. M si sveglia. E' sudato. Il gatto dorme tranquillo. Gli tocca la testa, fusa. Caffè. Reflex su una scrivania, accanto ad una stampante. La tazza col caffè appoggiata sulla foto dell'uomo con la vestaglia e del maggiordomo, appena morti.
Piccioni che tubano. M sgrana gli occhi, scaccia i piccioni correndo sul tetto con una scopa, visto di lato, da lontano. I piccioni si alzano in volo. Il gatto dorme, M rientra in casa, mette la stampa in una busta. Cibo nella ciotola.
M appoggiato al cofano, un molo del porto. Arriva un’auto di lusso. La busta passa di mano in un verso, soldi e un fascicolo nell’altro. Sguardi che si incrociano. Vento. Gru del porto. Gabbiani. Il molo vuoto.
Tetti. Occhio di M nell’obiettivo. Cappello di lana nero. L’indice che preme il grilletto, click. Poi la reflex. Click. Auto che si ferma sotto il grattacielo in quinta. Stampante che stampa, caffè. Molo con M e l’auto, busta che passa di mano, sguardi, molo vuoto.
Casa e buste della spesa, ciotola del gatto, croccantini che cadono dal cartone. M corre sul tetto per spaventare i piccioni.
M a letto, chiude gli occhi. Buio. Canna di arma da fuoco che squarcia il buio. Fascio di luce su M, sempre a letto. Raffiche. M si ripara dietro una porta. Arrivano altri proiettili, M che corre sul tetto, visto di lato, si butta dal parapetto su un container dell'immondizia. I grattacieli, ogni finestra un cecchino che spara. Proiettili. M corre all’auto, estrae il fucile, punta, l’occhio di M enorme dentro l’obiettivo e un proiettile che lo sfonda conficcandosi nell'occhio. M giace a terra, morto, visto dall’alto. Piovono polaroid. Il soggetto è M morto, visto dall’alto. Lo ricoprono completamente.
Giorno. M si sveglia. E' sudato. Il gatto dorme tranquillo. Piccioni che tubano. M si alza, esce sul tetto, afferra una pistola e spara ai piccioni. Spara pallini di plastica. I piccioni, colpiti senza errori, volano via. Ancora versi di piccione. M segue il rumore con la pistola in mano, trova un piccione accovacciato dentro un vaso senza fiori. Punta la pistola. Spara un primo colpo vicino al piccione, che non si muove. Poi un altro, più vicino. Il piccione non si muove. Alla fine gli spara addosso e il piccione vola via.
M visto dal basso, è sorpreso, il vaso in quinta. Poi M in quinta e il vaso. Nel vaso ci sono due piccole uova. Il gatto si avvicina, M lo allontana. Prende in mano le uova e le osserva nel palmo. Polaroid. Una ragazza con un buco in fronte. M con le uova in mano. Un’altra Polaroid. Le uova nella mano. Altre Polaroid. Le uova. M si siede di fronte al vaso e si prende la testa con una mano. Ancora cadaveri. Le uova, gli occhi di M. Le uova. Una lacrima.
Il piccione torna a posarsi sul parapetto sbattendo le ali. Occhi di M, piccione, mano con le uova. M getta le uova nel vuoto.
Tramonto, tetto. Nessun uccello che vola. Due uova sfracellate sul parabrezza.